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Inter, Lautaro e la presunta bestemmia: acquisiti video e audio, da cosa dipende la squalifica e i possibili scenari
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La Procura Figc ha avviato un’indagine per verificare se Lautaro Martinez abbia pronunciato una bestemmia al termine della partita tra Juventus e Inter, disputata il 16 febbraio e conclusasi con la sconfitta dei nerazzurri per 1-0. A tal fine, come riferisce il quotidiano La Repubblica, sono stati acquisiti i video e gli audio ufficiali dell’incontro, inviati dalla Lega Serie A al procuratore Giuseppe Chiné il 25 febbraio.
IL DUBBIO - L’attenzione è rivolta a un preciso momento della gara in cui l’attaccante argentino sembra esprimere un’imprecazione. La Procura dovrà stabilire se le parole di Lautaro contengano effettivamente un’espressione blasfema, identificando con certezza il termine pronunciato. Il dubbio riguarda la seconda parola della frase captata dalle telecamere: se l’argentino abbia detto "zio" o "Dio". La distanza della telecamera che ha ripreso la scena, poi trasmessa su DAZN, rende difficile una valutazione definitiva, ma l’audio potrebbe essere stato registrato da un altro microfono presente sul campo.
SQUALIFICA - Qualora venisse accertato che Lautaro abbia bestemmiato, il regolamento prevede una squalifica di un turno, come stabilito dall’articolo 37 del Codice di Giustizia Sportiva. Tuttavia, il giocatore potrebbe patteggiare una sanzione pecuniaria per evitare la squalifica.
L’INDAGINE - Il Giudice Sportivo, basandosi sul referto arbitrale e sui materiali inizialmente disponibili, ha deciso di non adottare alcun provvedimento nei confronti del capitano dell’Inter, non avendo riscontrato elementi sufficienti per una sanzione immediata. Ma la Procura Federale potrebbe concludere rapidamente l’indagine e, se lo ritenesse opportuno, deferire il giocatore al Tribunale Federale. In questo caso, Lautaro avrebbe la possibilità di presentare la propria difesa.
LA DIFESA - L’argentino ha negato, dichiarando pubblicamente di non aver mai bestemmiato. Dopo la vittoria dell’Inter contro il Genoa, il 22 febbraio, ha ribadito la sua posizione in un’intervista: “Non ho mai bestemmiato, quanto è successo mi ha dato fastidio. Cerco di imparare e trasmettere il rispetto anche ai miei figli. Chi mi conosce sa che persona sono”. La stessa versione era già stata riferita ai dirigenti nerazzurridel club subito dopo la partita con la Juventus.
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IL TORO COL NAPOLI - In ogni caso, l'argentino non rischia di saltare il match Scudetto contro il Napoli contro il suoe x allenatore Antonio Conte, in programma sabato 1° marzo alle 18. Il club nerazzurro segue con tranquillità gli sviluppi della vicenda, consapevole che la decisione della Procura non arriverà nell’immediato.
I PRECEDENTI - Negli anni, diversi giocatori e allenatori sono stati accusati di aver pronunciato bestemmie in campo. Il primo caso di squalifica risale al 2010, quando Davide Lanzafame, allora in forza al Parma, fu fermato per un turno a seguito di un’imprecazione blasfema registrata in campo. Nello stesso periodo, Michele Marcolini del Chievo riuscì a evitare la squalifica sostenendo di aver esclamato "Diaz" invece di un’espressione blasfema. L’elemento decisivo nelle valutazioni disciplinari continua a essere la chiarezza dell’audio: nel 2020, Bryan Cristante fu squalificato per aver pronunciato un’espressione blasfema udibile senza margini di dubbio, mentre Milan Skriniar ricevette tre giornate di stop per un episodio analogo aggravato da insulti all’arbitro.
IL DUBBIO - L’attenzione è rivolta a un preciso momento della gara in cui l’attaccante argentino sembra esprimere un’imprecazione. La Procura dovrà stabilire se le parole di Lautaro contengano effettivamente un’espressione blasfema, identificando con certezza il termine pronunciato. Il dubbio riguarda la seconda parola della frase captata dalle telecamere: se l’argentino abbia detto "zio" o "Dio". La distanza della telecamera che ha ripreso la scena, poi trasmessa su DAZN, rende difficile una valutazione definitiva, ma l’audio potrebbe essere stato registrato da un altro microfono presente sul campo.
SQUALIFICA - Qualora venisse accertato che Lautaro abbia bestemmiato, il regolamento prevede una squalifica di un turno, come stabilito dall’articolo 37 del Codice di Giustizia Sportiva. Tuttavia, il giocatore potrebbe patteggiare una sanzione pecuniaria per evitare la squalifica.
L’INDAGINE - Il Giudice Sportivo, basandosi sul referto arbitrale e sui materiali inizialmente disponibili, ha deciso di non adottare alcun provvedimento nei confronti del capitano dell’Inter, non avendo riscontrato elementi sufficienti per una sanzione immediata. Ma la Procura Federale potrebbe concludere rapidamente l’indagine e, se lo ritenesse opportuno, deferire il giocatore al Tribunale Federale. In questo caso, Lautaro avrebbe la possibilità di presentare la propria difesa.
LA DIFESA - L’argentino ha negato, dichiarando pubblicamente di non aver mai bestemmiato. Dopo la vittoria dell’Inter contro il Genoa, il 22 febbraio, ha ribadito la sua posizione in un’intervista: “Non ho mai bestemmiato, quanto è successo mi ha dato fastidio. Cerco di imparare e trasmettere il rispetto anche ai miei figli. Chi mi conosce sa che persona sono”. La stessa versione era già stata riferita ai dirigenti nerazzurridel club subito dopo la partita con la Juventus.
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IL TORO COL NAPOLI - In ogni caso, l'argentino non rischia di saltare il match Scudetto contro il Napoli contro il suoe x allenatore Antonio Conte, in programma sabato 1° marzo alle 18. Il club nerazzurro segue con tranquillità gli sviluppi della vicenda, consapevole che la decisione della Procura non arriverà nell’immediato.
I PRECEDENTI - Negli anni, diversi giocatori e allenatori sono stati accusati di aver pronunciato bestemmie in campo. Il primo caso di squalifica risale al 2010, quando Davide Lanzafame, allora in forza al Parma, fu fermato per un turno a seguito di un’imprecazione blasfema registrata in campo. Nello stesso periodo, Michele Marcolini del Chievo riuscì a evitare la squalifica sostenendo di aver esclamato "Diaz" invece di un’espressione blasfema. L’elemento decisivo nelle valutazioni disciplinari continua a essere la chiarezza dell’audio: nel 2020, Bryan Cristante fu squalificato per aver pronunciato un’espressione blasfema udibile senza margini di dubbio, mentre Milan Skriniar ricevette tre giornate di stop per un episodio analogo aggravato da insulti all’arbitro.
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