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    Inghilterra brutta e calcolatrice: per vincere il Mondiale non basta Kane

    Inghilterra brutta e calcolatrice: per vincere il Mondiale non basta Kane

    • Giancarlo Padovan
    L’Inghilterra ai quarti del Mondiale non è una sorpresa. Casomai sorprendente è il modo in cui ci è arrivata: ai calci di rigore (quattro segnati da Kane, Rashford, Trippier e Dier, uno sbagliato da Henderson) dopo una partita brutta che aveva visto la Colombia rientrare in gioco solo al 93’ (colpo di testa di Mina, al terzo gol, su cross di Cuadrado). Dagli undici metri hanno realizzato Falcao, Cuadrado e Muriel; hanno sbagliato Uribe (traversa) e Bacca (parata di Pickford).
    E’ stato un confronto aspro e spigoloso, con moltissimi ammoniti, un calcio di rigore assegnato all’Inghilterra (e trasformato da Kane), molte proteste, un’enorme perdita di tempo.
    Non so dire con certezza chi meritasse di vincere, diviso - come sono stato - tra la simpatia per i colombiani (è una Nazionale molto tecnica in cui militano diversi calciatori transitati dalla nostra serie A) e il rispetto per gli inglesi, una squadra di gente seria, poco o per nulla piagnoni, sempre pronti a metterci la gamba e a spremersi fino all’ultima stilla di sudore.
    L’Inghilterra ha tenuto maggiormente il pallino del gioco, ma ha avuto la colpa di rinunciare a colpire negli ultimi dieci minuti. Pensava fosse sufficiente controllare (la Colombia era stata pericolosa solo all’81’ con un tiro sbagliato di Cuadrado in un’azione innescata da un errore di Walker e proseguita da Bacca) e invece da calcio d’angolo è arrivato il gol di MIna.
    E se è vero che nei supplementari l’Inghilterra ha avuto due occasioni (una con Rose al 111’, l’altra con Dier, di testa, al 114’) a muoversi con maggiore coraggio è stata la Colombia, nonostante il c.t. Pekerman le avesse tolto equilibrio (quattro attaccanti in campo) nel finale dei tempi regolamentari, quando (giustamente) ha tentato il tutto per tutto per pareggiare.
    Non me la sento di accusare né Pekerman, né Southgate per lo spettacolo modesto. Posso dire, però, di avere ammirato l’aplomb dell’inglese dopo il pareggio in extremis e quando si profilava la mannaia dei calci di rigore. Nonostante il momento - e i precedenti - ha trasmesso ai suoi calciatori serenità e calma.
    Harry Kane è stato, ancora una volta, tra i migliori. Non solo perché ha realizzato due calci di rigore (uno nei 90 minuti e l’altro nella serie), ma perché il primo se lo è procurato (grave e recidiva la scorrettezza di Carlos Sanchez sull’attaccante) e poi perché, afflitto dai crampi, ha arretrato il suo raggio d’azione a centrocampo, gestendo e distribuendo palla fino al termine dei supplementari.
    Davanti, nel frattempo, era stato messo Vardy che, se non altro perché era più fresco, poteva creare difficoltà alla statica retroguardia colombiana. In realtà è successo poche volte. Mina, nonostante fosse carico di acciacchi e di acido lattico, ha combattuto come un leone, sfoggiando senso della posizione e proprietà nel disimpegno.
    Schierata con l’ormai tradizionale (anche se mi rendo conto che l’aggettivo è azzardato) 3-5-2, l’Inghilterra ha deluso a centrocampo dove non ha gente in grado di aprire il gioco o di verticalizzarlo. Meno bene del solito Lingard, quasi inesistente Dele Alli. Henderson è un pedalatore, poco di più.
    Quando la partita è bloccata una delle soluzioni è allargare il fronte del gioco e innescare la velocità, ma da questo punto di vista l’Inghilterra è stata riottosa, forse persino svogliata. Ha fatto poco e non sono sicuro che, contro la Svezia, nei quarti, sia sufficiente una partita del genere per andare avanti.
    Di certo, mai come in questo Mondiale, gli inglesi fiutano la grande occasione: essere finiti, forse anche con qualche calcolo, nella parte più agevole del tabellone regala una grande spinta. Ma la fortuna va coltivata. E per arrivare lontano l’Inghilterra deve cambiare atteggiamento
    Comandare il gioco è necessario. Non è opportuno, invece, governare a ritmi troppo bassi. Siccome il calcio è anche un gioco di situazioni, basta un calcio piazzato per far cambiare la partita e il relativo umore.
    Con quello contro la Colombia, Kane è arrivato a sei gol nella Coppa del mondo, eguagliando Lineker. Ma il bello e il buono è quello che fa per la squadra, soprattutto quando è spalle alla porta e si esibisce nella difesa della palla. Grande centravanti, grande capitano.
    Non è Cristiano Ronaldo e mai lo diventerà, però è il simbolo di una Nazionale che vuole crescere, anche se non sa ancora come.

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