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    È la solita Francia e vincerà il Mondiale. Rimpianto Belgio, ha avuto paura

    È la solita Francia e vincerà il Mondiale. Rimpianto Belgio, ha avuto paura

    • Giancarlo Padovan

    La Francia in finale di Coppa del Mondo per la terza volta nella sua storia - le altre furono nel 1998 e nel 2006, un successo e una sconfitta - non è una sorpresa. Si sapeva che fosse più forte del Belgio e che era favorita, si immaginava che facesse fatica (specie nel primo tempo), si supponeva anche che il risultato sarebbe stato risicato. Ha deciso il difensore centrale Umtiti, di testa, al 51’ su calcio d’angolo battuto da Griezmann. Sulla traiettoria il difensore francese è stato bravo non solo a cogliere il tempo per lo stacco, ma anche a saltare più in alto di Fellaini, un autentico specialista.


    Si può dire che la prima semifinale del Mondiale sia stata decisa da un episodio? In qualche modo sì, perché sta nei fatti. Da un esame analitico, invece, lo è molto meno. Primo, perché la Francia, nei minuti di recupero, ha avuto la possibilità di passare ancora con Griezmann, servito da Pogba, e con Tolisso (in entrambi i casi è stato monumentale Courtois). Secondo, perché se Deschamps si fosse affidato alle ripartenze, un atteggiamento logico dopo il vantaggio, non avrebbe concesso al Belgio nemmeno una mezza occasione. In verità al tiro è andato, e nel finale, solo Witsel (grande respinta a pugni di Lloris), il resto sono stati cross che spiovevano in area francese senza creare particolari pericoli.

    Ben più temibile era stato il Belgio nel primo tempo, tanto che Lloris era stato graziato da un tocco di testa di Varane su tiro di Hazard (pallone in calcio d’angolo, sarebbe potuto finire dentro) e aveva dovuto esibirsi in un tuffo plastico su conclusione di Alderweireld. Dall’altra parte, Courtois non era rimasto a guardare. Decisiva la sua deviazione di piede al cospetto di un diagonale di Pavard a botta sicura. L’assist era stato di Mbappè

    Di una partita dalle molte occasioni e altrettante parate non si può certo dire che sia stata brutta. Anzi è stata bella e aperta, combattuta fino in fondo, interpretata con maggiore disinvoltura dalla Francia dopo il vantaggio. La differenza, per me, l’hanno fatta i centrocampisti come Kantè, Pogba e Matuidi. Più corsa, più gamba e meno errori nei passaggi rispetto a Fellaini, De Bruyne e Witsel. Nel Belgio mi ha deluso Chadli, più velleitario che utile.

    Il Belgio, anche un po’ stanco rispetto all’avversario, si ferma così in semifinale come nell’86. Allora perse dall’Argentina di Maradona che poi trionfò sulla Germania. Se la simmetria fosse rispettata anche questa volta, la Francia andrà a battere una tra Inghilterra e Croazia, consentendo a Deschamps di diventare uno dei tre c.t. che hanno vinto la Coppa del Mondo sia da calciatore (1998 appunto), sia da allenatore (adesso se dovesse accadere). Gli altri sono il brasiliano Zagallo e il tedesco Beckenbauer. Ho già avuto modo di dire come Deschamps non incarni esattamente il prototipo di allenatore che sogno ed ammiro. Tuttavia ha la fortuna di guidare una squadra con calciatori di valore sia dal punto di vista tecnico che tattico. La Francia si è un po’ abbassata negli ultimi venti minuti e pensavo ad un paio di cambi che fossero meno conservativi rispetto a quello, ormai classico, che prevede l’uscita di Giroud e l’ingresso di N'Zonzi.

    Mbappé è tornato a brillare alternando scatti prepotenti e spesso incontenibili a giocate sopraffine. Qualche volta eccede nei virtuosismi come ha fatto nel finale rischiando qualche scarpata assai poco involontaria. Un difetto da eliminare perché i grandi giocatori sanno essere di esempio sia nella vittoria che nella sconfitta. Non bene l’arbitro uruguaina Cunha. Nel finale del secondo tempo ha sorvolato su un paio di interventi dei francesi che avrebbero fruttato al Belgio altrettante punizioni dal limite nel quale primeggiano tanto Hazard (calato alla distanza) quanto De Bruyne (molto alterno). 

    E’ giusto dire che la Francia ha meritato, ma il Belgio qualche rimpianto ce l’ha. Dopo aver eliminato il Brasile, doveva sfruttare il suo stato di grazia. Invece, per paura o per fatica, se ne è uscito con un colpo di freno.


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