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  • Como, il ds Ludi: "Nico Paz preso grazie ai dati, non solo allo scouting. Per Diao in tanti ci hanno preso per matti"

    Como, il ds Ludi: "Nico Paz preso grazie ai dati, non solo allo scouting. Per Diao in tanti ci hanno preso per matti"

    • Francesco Guerrieri
    Il Como dei miracoli (o quasi) è in mano a due ragazzini che insieme fanno 39 anni: Nico Paz e Assane Diao. Tutto gira intorno a loro. Intuizioni della dirigenza e di Cesc Fabregas, che con il suo lavoro attento e preciso sta portando in porto una squadra costruita con un mix di giovani ed esperienza studiando il minimo dettaglio. Paz e Diao sono arrivati a Como a distanza di cinque mesi, oggi basta uno sguardo per capirsi. E tra gol, assist e dribbling stanno lasciando tutti a bocca aperta. Nella nostra intervista il ds del Como Carlalberto Ludi riavvolge il nastro e ci racconta quelle due trattative con Real Madrid e Betis Siviglia.

    Com’è nata l’idea di andare su Nico Paz in estate?
    "Si sono incastrati diversi elementi: alla base c'è il lavoro con i dati, ai quali abbiamo persone che lavorano in modo approfondito per fare una prima scrematura dei giocatori. Poi c'è il lavoro di scouting e in quel caso tutti avevano approvato l'acquisto di Nico Paz, supportato anche dall'ex ds del Groningen Mark-Jan Fledderus che lavora molto sul mercato estero".

    Poi è 'sceso in campo' Fabregas.
    "L'intervento di Cesc e del presidente sono stati decisivi. Oggi i giocatori prima di trasferirsi in un club chiedono di parlare con l'allenatore per capire che tipo di idea tattica c'è su di lui, è la normale evoluzione del mercato".

    C’era tanta concorrenza per Nico?
    "Sì, tanti interessamenti. Noi non eravamo in prima fila, ma siamo stati i più convinti a prenderlo. In alcune operazioni va sottolineato anche il coraggio che serve per chiuderle: un conto è vedere Paz oggi, diverso immaginarlo al centro di un progetto tecnico quando a luglio giocava nel Castilla".

    Ti aspettavi un impatto del genere?
    "Vedendo i dati sulle performance non avevamo dubbi, eravamo sicuri che facesse bene in Serie A. L'aspetto ambientale era un punto interrogativo, ma il nostro obiettivo è quello di creare un contesto propedeutico alla crescita del giocatore".

    Ci siete riusciti. E non solo con Nico.
    "In due sessioni di mercato abbiamo preso 21 giocatori vendendone 28".

    Che trattativa è stata quella che ha portato Paz a Como?
    "Abbastanza lineare, è durata 10 giorni. Come prima mossa abbiamo fatto un passaggio con il Real Madrid per capire i loro piani per il giocatore, nel momento in cui hanno aperto al trasferimento abbiamo avviato i contatti con l'agente. Una volta ottenuto il sì del calciatore, della sua famiglia e del procuratore, è partita la negoziazione delle condizioni con il Real". 

    Diao è l’altro colpo da novanta.
    "E' stata un'operazione molto simile a quella di Nico Paz: anche in questo caso siamo partiti dai dati per vedere numeri e statistiche, la chiave è riuscire a leggerli in base al tipo di giocatore che ti serve. Poi c'è stato il lavoro di scouting per avere un'opinione del giocatore rispetto all'elaborazione dei dati".

    Preso a titolo definitivo per 11 milioni più il 20% sulla futura rivendita: anche in questo caso c'è stata una buona dose di coraggio.
    "In tanti ci hanno preso per matti perché era un giocatore che in Spagna non aveva continuità, ma noi eravamo tutti allineati sull'operazione. Bisognava avere coraggio per prenderlo, poi è servita la fiducia dell'allenatore e probabilmente per crescere ulteriormente arriverà anche il momento in cui dovrà passare da prestazioni meno positive".

    Da quanto lo stavate seguendo?
    "Fortunatamente abbiamo un'area scouting che lavora 12 mesi l'anno e che monitora i giocatori più interessanti per il nostro modello di gioco; poi, quando siamo a ridosso del mercato, capiamo come operare. Diao lo conoscevamo già da tempo, a fine dicembre abbiamo iniziato a sondare il terreno".

    E' stata una trattativa complicata?
    "Meno lineare di quella per Nico Paz, perché negoziare con il Betis Siviglia non è stato banale: all'inizio non volevano cederlo, facevamo fatica a trovare le condizioni e la porta si è aperta e chiusa più volte. Inoltre i trasferimenti nel mercato invernale non sono mai facili, è una finestra molto breve e densa, un giocatore fa fatica a cambiare Paese a metà stagione".

    Però non avete mai mollato.
    "Non so se ci fosse concorrenza, ma noi ci siamo sempre sentiti nelle condizioni di poter fare l'operazione. Anche quando la trattativa si stava facendo più complicata".

    C’è già qualche società che si è fatta avanti?
    "Non si è fatto sentire nessuno, ma la volontà del club è quella di investire sui giovani e proseguire il percorso insieme".

    Quanto sarà difficile resistere a eventuali assalti di top club in estate?
    "Quando prendiamo un giocatore il primo step è quello di farlo ambientare nel migliore dei modi, perché il contesto giusto può facilitare lo sviluppo del talento ma viceversa c'è il rischio di inibirlo. Una volta iniziato il processo di crescita, bisogna capire con che argomenti continuare il progetto con un determinato giocatore nonostante interessi di altre società. E questo, eventualmente, lo scopriremo nei prossimi mesi".

    Ci fai il nome di un altro talento nascosto nella rosa del Como?
    "E' impossibile citarne uno solo, siamo molto contenti dei nostri giovani: da van der Brempt a Valle, che anche se è in prestito ha avuto un approccio fantastico. Maxi Perrone per noi è un giocatore fondamentale, è ancora troppo poco menzionato ma ha grandissime qualità: sembra la mente di Cesc in campo; Da Cunha sta giocando alla grande nel nuovo ruolo grazie all'intuizione di Fabregas, il campionato di Strefezza è strepitoso per intelligenza calcistica e duttilità".

    @francGuerrieri 

    Commenti

    (17)

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    Def Junior
    Def Junior

    L unica differenza è che loro i dati li sanno leggere,,,, i nostri con i dati hanno preso Emerson...

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