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Bresciamania: fallimento Balotelli, tanti i colpevoli
Dieci mesi dopo la scommessa di Massimo Cellino di riportare in Italia Mario Balotelli s’è rivelata un completo fallimento, su tutta la linea. L’attaccante non ha saputo incidere in campo (19 presenze e 5 gol) creando più di un grattacapo al presidente nei suoi comportamenti extracalcistici. Un’escalation a far saltare il banco con la rottura totale arrivata nella fase post lockdown con il Brescia non più incline ad accettare i modi di fare di Balotelli. La gestione del numero 45 in questo periodo è emblematica: allenamenti separati dalla squadra e in orari diversi. Della serie…oggetto indesiderato!
Il fallimento di Mario Balotelli a Brescia ha più colpevoli, non solo uno. Il giocatore ha probabilmente il fardello più pesante da portare sulle proprie spalle dettato probabilmente dall’incapacità di leggere bene la situazione al momento della firma sul contratto. Giocare per una squadra che lotta per la retrocessione non è cosa facile, specie se nell’indole non hai la caratteristica di leader e non sei abituato calcisticamente a soffrire. Una carica che Massimo Cellino aveva provato a cucire addosso all’ex attaccante della Nazionale, sbagliando la misura. Le colpe della società sono da trovare nella errata gestione di un giocatore “non normale”. Quando prendi Balotelli devi conoscere i rischi cercando di evitarli ma il Brescia non ha fatto nulla di tutto questo.
La grottesca situazione creatasi non è un bello spot per il calcio bresciano, per il Brescia e per la Serie A. Il tutto ad ingigantirsi di fronte ad una situazione di classifica deficitaria con la Serie B dietro l’angolo. Dopo i drammi della pandemia di coronavirus, i lutti e la sofferenza i tifosi avrebbero fatto decisamente a meno del caso-Balotelli.