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Atalantamania: la Dea salva Juve e Milan, ma sarà l’ultima volta!
LA FESTA PIÙ VERA- E il paradosso -che forse a Bergamo paradosso non è- è che, nonostante gli otto giorni trascorsi già beatamente in Champions League per la matematica, i tifosi dell’Atalanta hanno fatto festa solo ieri notte, quando mezza Italia riempiva i polmoni dopo 168 ore di apnea. Non nel post gara contro il Genoa, con la terza Europa più bella di fila appena conquistata, ma dopo forse le gare più brutte della loro Dea, quando a festeggiare dovevano essere gli altri. Non a caldo, per l’entusiasmo di trasferte illustri e, si spera, col vento in faccia sulle gradinate, ma a freddo, un applauso preparato, meditato e comunque meritato. Partita brutta e senza botti, e allora ci hanno pensato i nerazzurri a spararli in cielo alle 22.40. Che esempio.
L’ANNO PIÙ SOLARE- Perché in 12 mesi l’Atalanta ha conquistato due terzi posti, due accessi in Champions, un ottavo di finale, un quarto, una finale di Coppa Italia e ha chiuso due volte prima per reti fatte, 98 e 90. Ma ha sfiorato anche una vittoria col Psg e una semifinale a Lisbona, due secondi posti e un trofeo da alzare al cielo per coronare il ciclo gasperiniano. Per questo non deve bastare: l’arbitro dei destini di quelle big una volta inarrivabili, a fine agosto deve rimettersi i tacchetti consapevole di lottare per la salvezza solo a parole. Sul campo ha impugnato con forza il test del Dna che ha confermato: è una delle sette sorelle. E nemmeno la settima.
IL MERCATO PIÙ DURO- Prima però dovrà riposare, Europei permettendo, e riflettere su chi val la pena di cedere e chi di custodire gelosamente. Gosens lo vuole addirittura il Barcellona come Jordi Alba bis, e l’esterno goleador potrebbe chiudere un occhio sul fatto che non parlino tedesco. L’Inter non molla per Muriel. Ma se partono loro la musica si spegne, serve una coppia di party planner con la stessa voglia di ballare. Qualcuno che porti carica e lucidità nelle gare secche. Qualcuno abituato a ragionare da finalista. “Nessuno un anno fa pensava a un’Atalanta senza Gomez e Ilicic”, ha poi sentenziato il Gasp, primo tra i riconfermati. Il Papu se ne è andato ormai da un pezzo, Josip no ma sembra non fare la differenza: addio inevitabile? Magari non regalato alla diretta concorrente Milan, ma Miranchuk è pronto a raccoglierne il testimone. Infine Malinovskyi, l’incedibile, che fa rima con ‘indispensabile’. Se fa pace con l’inverno come con la primavera, può essere l’uomo chiave dell’Atalanta attorno a cui costruire una squadra non dico da scudetto, ma quasi. Quantomeno, per un secondo posto che non vuole arrivare, per una Coppa che non vuole farsi alzare, per quelle vittorie con le più grandi che non vogliono resistere 90’. Per decidere, ancora ma in maniera differente, il destino delle big. Che oggi, dopo cinque anni, non sembrano più così grandi. Ma alla stessa altezza dei sogni dell’Atalanta.